Intervento di commiato di Scialom Bahbout al Comune di Napoli il 28 Maggio 2014.

Discorso reso dal Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno in occasione della consegna del riconoscimento di cittadino benemerito da parte dell’Assessore alla Cultura Nino Daniele

Sono veramente commosso per il riconoscimento che mi viene dato oggi, tanto più gradito quanto inatteso. Voglio ringraziare innanzi tutto l’Assessore Nino Daniele per l’onore che mi viene dato oggi e tutti coloro che hanno contribuito direttamente o indirettamente che la mia permanenza a Napoli non passasse del tutto inosservata.  Nonostante io abbia cominciato a svolgere la mia attività di rabbino della Comunità nel dicembre 2010, il mio rapporto con Napoli è iniziato il 28 dicembre del 1953, quando sono arrivato da Tripoli al porto di Napoli. Mia madre infatti decise di lasciare la Libia volontariamente senza essere costretta ad abbandonare il paese sotto la minaccia di morte, cosa che accade poi con l’avvento di Gheddafi. Sempre mia madre ha insegnato alla scuola ebraica di Napoli negli anni cinquanta. Della Comunità di Napoli mi sono occupato poi indirettamente quando ho inviato insegnanti e ufficianti per diversi anni come direttore del Dipartimento Assistenza Culturale dell’Unione delle Comunità ebraiche. Questo periodo di tre anni e mezzo di rabbinato a Napoli è arrivato per me del tutto imprevisto dopo che avevo terminato il mio servizio come docente di Fisica Medica all’Università, e anche questo commiato da Napoli arriva del tutto inaspettato. Nonostante la mia decisione di lasciare Napoli, ho garantito sia ai membri della Comunità che all’Assessore Daniele la mia disponibilità a continuare a tenere dei rapporti stretti nel prossimo futuro. Accettando l’incarico che la Comunità di Napoli mi ha conferito, ho pensato di dare un contributo in due direzioni complementari: da una parte, rivolto verso i membri della Comunità ebraica per dare la speranza che, nonostante l’esiguità degli iscritti, sia ancora possibile vivere una vita ebraica comunitaria continuativa degna di questo nome, rivolta al futuro e verso il mondo ebraico, giovanile e non. Ma questo si dirà è ciò che è chiamato a fare qualsiasi rabbino. La novità è forse costituita dal fatto che, in un tempo relativamente breve, siamo riusciti a creare un rapporto stretto con l’Amministrazione che va al di là dei rapporti formali e istituzionali. Si instaurato un rapporto di amicizia con membri del Consiglio Comunale e in particolare con l’assessore Nino Daniele e il Consigliere Marco Mansueto. Questo è stato possibile in quanto, assieme ad alcuni membri della Comunità, ho ritenuto fosse necessario dare una maggiore visibilità alla presenza ebraica a Napoli, almeno nelle maggiori occasioni che investono la cultura e la tradizione ebraica con manifestazioni che si sono svolte, oltre che in Sinagoga, anche dentro la città, a Piazza dei Martiri o al Maschio Angioino. Queste attività sono state offerte a tutte la cittadinanza e hanno incrementato il dialogo con le altre componenti culturali e religiose presenti a Napoli. Uno dei problemi di cui soffre la Comunità è la mancanza di una segnaletica adeguata per indicare ai turisti il percorso per arrivare alla Sinagoga: l’assessore Daniele ci ha promesso che a breve il Comune provvederà a disporre la segnaletica nelle posizioni che sono state segnalate con apposite fotografie. Si tratta di una segnaletica essenziale in ogni grande città in cui ci sia una comunità ebraica, tanto più necessaria a Napoli, dove la sinagoga si trova dentro un palazzo storico e non direttamente sulla strada. Vorrei ricordare inoltre il progetto per l’istituzione di una giornata della Memoria dell’Espulsione da tutti i territori dell’Italia Meridionale, espulsione avvenuta in diverse date, nel sedicesimo secolo, ma di cui la cittadinanza ha perso la memoria. Di recente ho proposto il progetto alla Regione Campania, come alle altre regioni del Meridione: sono certo che questo aumenterà la consapevolezza di quanto sia stata importante la presenza ebraica in passato e di come potrebbe essere importante stabilire più stretti rapporti culturali, economici e scientifici con Israele, un partner importante e aperto allo sviluppo. In queste occasioni non si può tuttavia non cercare di essere, per quanto possibile, sinceri. Nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito alla concessione della cittadinanza onoraria ad Abu Mazen che ha suscitato non poche polemiche e la mia personale, pubblicata su “Il Mattino”. Proprio qualche giorno fa, il Sindaco De Magistris ci ha ricevuto anche per comunicarci che proprio in questi giorni sarà in Israele, su invito dall’ambasciatore israeliano Gilon. Spero che al suo ritorno da Israele possa avere una posizione più equilibrata e dare un giudizio più corretto su quanto accade in Medio Oriente. Chi vuole contribuire a risolvere i problemi non deve fare dichiarazioni o assumere atteggiamenti che vedano i torti o le ragioni solo da una parte. La storia del conflitto medio orientale è complessa e non si risolvere con una formula matematica o con posizioni unilaterali. Per conoscersi veramente bisogna lavorare insieme e non in maniera occasionale, ma in modo continuativo: è quanto l’assessore Daniele sta facendo cercando di trovare gli spazi giusti per fare meglio conoscere la cultura ebraica nei vari campi: la letteratura, la poesia, la musica, il cinema, le scienze, la filosofia, la tradizione culinaria ecc. Penso che pur con le nostre modeste risorse abbiamo aperto assieme una pagina nuova nei rapporti tra la comunità ebraica e la cittadinanza. In passato membri della Comunità avevano assunto importanti posizioni nell’amministrazione, nella cultura e nella vita accademica. Mi sembra sia mancata però una presenza culturale che rappresentasse quelli che sono i valori della tradizione ebraica: ho notato invece un grande interesse verso l’ebraismo e la sue tradizioni, un’occasione da non trascurare per arricchire la città intera. Caro Nino, accetto molto volentieri questo riconoscimento come stimolo e come promessa per portare avanti assieme un progetto, un programma, una risorsa che – per usare un’espressione che i matematici usano quando parlano delle cifre decimali del Pi greco ancora non calcolate – una risorsa che “dormiva” nel corpo di Napoli. Non posso terminare queste parole senza ricordare quanto è accaduto qualche giorno fa a Bruxelles e proprio nei giorni scorsi a Gerusalemme, che ha visto Papa Francesco in visita non solo ai luoghi sacri e al Mausoleo Yad Vashem che ricorda la Shoà, ma anche al monumento che ricorda le vittime del Terrorismo dell’Intifada palestinese. Mio padre, mio nonno e mio bisnonno sono nati a Gerusalemme e a buon diritto potrei anche dichiararmi “palestinese”. Le vittime non hanno un passaporto, sono tutte eguali e non possono essere catalogate come buoni e cattivi.

Voglio quindi concludere con un canto e una preghiera a me cara. Come ogni preghiera ebraica ha la sua sede naturale a Gerusalemme, fondata dal Re d’Israele Davide oltre 3000 anni fa, città oggi santa per le tre religioni monoteiste, la cui riunificazione viene festeggiata oggi in Israele, e in cui si manifesterà il Messia nei tempi che l’uomo e il Signore vorranno.

Il Canto scritto da Hanna Senesc dice:

Mio Dio, mio Dio, fa che non vengano mai a mancare

la sabbia, il mare, lo sciabordio delle acque,

il lampo del cielo, la preghiera dell’uomo.

Al canto farò seguire la preghiera del grande mistico e hassid Rabbi Nachman di Brazlav Ti sia gradito, Signore Dio nostro e Dio dei nostri padri, Signore della pace, re cui la pace appartiene, di porre la pace nel tuo popolo Israele. E la pace si moltiplichi fino a penetrare in tutti coloro eh vengono al mondo. E non ci siano più né gelosie né rivalità né vittorie né motivi di discordia fra gli uomini. ma ci siano solo amore e pace fra tutti. E ognuno conosca l ‘amore del suo prossimo, in quanto il suo prossimo cerca il suo bene e desidera il suo amore e agogna il suo costante successo, al fine di potersi incontrare con lui e a lui unirsi, Per parlare insieme e dirsi l’un l’altro la verità … in questo mondo. Un mondo che passa come un batter d’occhi, come un’ombra. Non come l’ombra di una palma o di un muro, ma come l’ombra dell’uccello che vola …

Firma del protocollo d’intesa tra l’Associazione Italo Israeliana e la Facoltà di Veterinaria

Nell’Aula Magna del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzione Animali dell’Università Federico II, è stato sottoscritto stamane un protocollo d’intesa tra l’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo e la Facoltà di Veterinaria, con l’obiettivo di riqualificare e valorizzare il patrimonio agro alimentare italiano e la dieta mediterranea, nel rispetto dei principi della dieta kosher. Ad un pubblico di studenti e studiosi degli alimenti, hanno portato i saluti il Prof. Luigi Zicarelli, Direttore del Dipartimento, Prof. Maria – Luisa Cortesi, Direttore della Scuola di Specializzazione, e Marco Mansueto Presidente dell’AIIM, Hanno fatto seguito la relazione della Dott.ssa Raffaella Mercogliano sulla macellazione degli animali e l’intervento del Rav. Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli e del Mezzogiorno. Al termine degli interventi che hanno convenuto sulla necessità di una maggiore e più stretta collaborazione sui temi dell’alimentazione tra mondo accademico, associazioni e organismi religiosi, è stato sottoscritto il protocollo d’intesa.

Il Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno ha incontrato il Ministro della Salute

Il Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno ha incontrato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per discutere sul rapporto tra la sicurezza alimentare e i protocolli della kasherut, cioè le norme alimentari secondo la tradizione ebraica. A tal proposito poniamo alcune domande al Prof. Scialom Bahbout:

Signor rabbino, cosa c’entrano delle norme religiose con la sicurezza alimentare?

C’entrano eccome! La società moderna si rende conto che ciò che entra nella bocca è non meno importante di ciò che ne esce. L’ebraismo ha sempre avuto un’attenzione particolare nei confronti di tutti gli alimenti e questo non solo perché come diceva il filosofo Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia”, ma perché l’uomo deve distinguersi dagli altri esseri anche attraverso ciò che mangia. In effetti ognuno dedica ogni giorno parecchio tempo alla sua alimentazione e questa deve essere un’occasione anche di riflessione.

Ma perché l’alimento kosher sarebbe più sicuro?

Ogni alimento kosher è sottoposto a una serie di controlli che ne garantiscono la qualità e questa viene certificata attraverso verifiche continue che vanno dall’inizio alla fine della produzione e naturalmente non sono ammesse contraffazioni.

Tutti gli alimenti devono essere sottoposti a controlli?

In linea di principio si, anche se talvolta i controlli del Ministero della Sanità potrebbero essere sufficienti. Ovviamente i controlli variano da alimento a alimento. I più complessi sono gli alimenti di origine animale che necessitano di esperti per la macellazione e il controllo (talvolta ciò che viene approvato dai veterinari viene escluso dal rabbino); l’alimentazione ebraica esclude la possibilità di consumare alimenti contenenti latticini e carni, cosa che ha un’influenza sul piano della dieta; se un alimento è dichiarato “Parve”, cioè che non contiene né carne né latte, chi è allergico al lattosio può essere certo di non trovare residui di latte perché deve poterlo mangiare in un pasto di carne; lo stesso dicasi per alimentiche non contengono glutine: i celiaci possono stare tranquilli che non è possibile che esistano anche poche parti per milione di glutine.

Vi sono regole per il controllo della salute dell’animale?

Certamente, perfino di natura psicologica: non si può macellare nello stesso giorno la madre e il figlio. Bisogna evitare di sottoporre gli animali a stress particolari. Esiste un precetto per cui è proibito procurare dolori a un animale ecc.

Come reagiscono i mercati rispetto a un prodotto certificato kosher?

In alcuni paesi viene assunto come prodotto biologico anche se si tratta di due tipi di certificazione diverse. Ritengo che l’attenzione dei clienti verso i prodotti kosher sia in costante aumento sia in Italia che all’estero.

 

FOOD IN CAMPANIA

DAL 13 AL 15 DICEMBRE –  STAZIONE MARITTIMA (NAPOLI)

Eccellenza e qualità in mostra.

FOOD IN CAMPANIA nasce per valorizzare e rafforzare la credibilità dei prodotti campani, in un momento in cui la questione sulla ‘Terra dei fuochi’ è uno degli argomenti più trattati dai media. L’evento ha quindi l’obiettivo di far chiarezza sulle numerose polemiche e speculazioni che le eccellenze campane subiscono quotidianamente e di rassicurare i consumatori attraverso incontri, interviste ed esposizioni di imprese che, a sempre, si contraddistinguono per la produzione di eccellenze uniche al mondo.

 

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CONVEGNO SULLA DIETA MEDITERRANEA KOSHER

Il 14 novembre 2013, presso l’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino, l’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo presenta:

LA DIETA MEDITERRANEA KOSHER.

Il tema del convegno è la cucina kosher, riconosciuta oggi a livello internazionale come espressione di qualità, e destinata, sia a coloro che vi si attengono per motivi religiosi, sia a coloro che la scelgono per la garanzia che offre. Proprio per questo motivo, le aziende che intendono svilupparsi, incrementando le proprie vendite sia sul mercato italiano che su quello internazionale, decidono di ottenere la certificazione kosher, sottoponendo ad un rigoroso controllo tutti gli stadi della produzione.

 

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Kosher: la nuova frontiera del made in campania

di Pierluigi Frattasi da il “Roma”

Mozzarella, limoncello, pasta di Gragnano kosher. Il made in Campania si prepara ad invadere le tavole di milioni di ebrei nel mondo. Kosher sono gli alimenti selezionati per la dieta ebraica, che devono rispondere a rigorosi requisiti di qualità e controlli su tutta la fase della lavorazione. Sono kosher solo le carni scelte di particolari animali. Anche i criteri di macellazione devono essere conformi alla Torah, la legge ebraica, nel rispetto assoluto dell’animale. Oggi, il kosher è un mercato in continua crescita. A Parigi, New York e Roma rappresenta la nuova frontiera del gusto. Sempre più aziende chiedono la certificazione kosher per i propri prodotti, che altrimenti sarebbero completamente esclusi dal mercato ebraico. In Campania, il kosher è approdato da poco, ma già comincia a fare proseliti nei settori più dinamici dell’imprenditoria e del turismo. Le opportunità di sviluppo sono elevate, in particolar modo in due direzioni: export dei prodotti locali d’eccellenza e ospitalità. Gli alberghi kosher, infatti, sono rarissimi nel Mezzogiorno, nonostante la richiesta dei tour operator sia alta. Il 20 dicembre, l’Associazione “Napoli” di Marco Mansueto, in collaborazione con l’associazione Italo-Israeliana per il Mediterraneo, ha chiamato a discuterne imprenditori, banchieri e studiosi in un incontro tenutosi presso l’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino. A confrontarsi sul tema, il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Napoli, Amedeo Manzo, il presidente dell’ente bilaterale per l’industria del Turismo di Confindustria, Cesare Foà, il vicepresidente del Turismo dell’Unione Industriali, Vincenzo Borrelli, ed il rabbino capo di Napoli e del Mezzogiorno, Shalom Bahbout. «Lo stile kosher – sottolinea il presidente Manzo –, basato sulla legalità, la trasparenza e l’identificazione del prodotto, sposa in pieno i principi della Bcc. In questi anni di crisi, l’internazionalizzazione, l’esportazione, la ricerca di prodotti e di sistema sono requisiti fondamentali per le piccole e medie imprese che vogliono competere sul mercato e sopravvivere. Compito delle banche è accompagnare finanziariamente queste iniziative verso mercati oggi ancora poco sviluppati, come l’Africa, il Medio Oriente o le Americhe che sono ad un click dal nostro mondo. Questo ruolo si addice ancora di più ad una banca di credito cooperativo, come la nostra, che risponde anche ad altri criteri, che non siano solo quelli della mera massimizzazione del profitto. A breve, la Bcc di Napoli introdurrà due nuovi livelli di ranking delle imprese, non basati su preistorici logaritmi o su dati esclusivamente quantitativi, ma che tengano conto anche della capacità progettuale, della vocazione alla solidarietà e del rispetto della legalità (dipendenti inquadrati, contributi e permessi in regola) da parte delle imprese. Il kosher – prosegue Manzo – è in linea con questi indirizzi. Per questi motivi, intendiamo, se ci saranno i presupposti, avviare una campagna di accompagnamento con finanziamenti ad hoc a tassi agevolati per tutte le piccole e medie imprese che vogliono certificarsi e rispondono a questi criteri e requisiti». In Campania, la società pioniere nella certificazione è la Kosher Italy, che nel Belpaese ha già rilasciato il bollino kosher a molti grandi marchi, tra i quali Nutella, Ferrarelle, Riso Scotti, Amaro Ramazzotti, Algida ed Heineken. «La certificazione kosher per i prodotti campani – spiega Marco Mansueto – non solo rappresenta una grande opportunità di internazionalizzazione per le aziende locali, ma offre al consumatore, anche non ebreo, un’ulteriore garanzia di qualità, grazie ai controlli rigorosi che vengono effettuati periodicamente». E la richiesta dei prodotti campani sulle tavole ebree è altissima. «In particolare – afferma il rabbino di Napoli Shalom Bahbout – c’è grande interesse per i formaggi ed i vini, la mozzarella, la pasta di Gragnano ed il limoncello. Gli ebrei ortodossi acquistano e consumano solo prodotti certificati kosher, che assicurano la massima trasparenza sui processi di produzione fin dall’origine e sono nel mondo sinonimo di qualità ed affidabilità. Lo stile kosher, inoltre, è riconosciuto anche nel mondo musulmano». Per Cesare Foà, «la diffusione del kosher tra le strutture alberghiere darà vita ad una nuova forma di turismo. L’Hotel Tiberio di Capri si è proposto come apripista nel settore, adottando lo stile kosher dal dicembre 2012. Anche Msc, ad esempio, ha cominciato ad organizzare crociere kosher ed i risultati sono positivi. A breve avvieremo i corsi di formazione kosher per le imprese». Concorda Enzo Borrelli: «Le potenzialità del kosher sono emerse durante il G7 e la Coppa America, quando la domanda è stata molto alta e per soddisfarla, in assenza di strutture campane, siamo stati costretti a reclutare il catering da Roma. Per stare al passo, con la Regione promuoveremo un sistema di finanza agevolata per le imprese che adottano il kosher».