Discorso reso dal Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno in occasione della consegna del riconoscimento di cittadino benemerito da parte dell’Assessore alla Cultura Nino Daniele
Sono veramente commosso per il riconoscimento che mi viene dato oggi, tanto più gradito quanto inatteso. Voglio ringraziare innanzi tutto l’Assessore Nino Daniele per l’onore che mi viene dato oggi e tutti coloro che hanno contribuito direttamente o indirettamente che la mia permanenza a Napoli non passasse del tutto inosservata. Nonostante io abbia cominciato a svolgere la mia attività di rabbino della Comunità nel dicembre 2010, il mio rapporto con Napoli è iniziato il 28 dicembre del 1953, quando sono arrivato da Tripoli al porto di Napoli. Mia madre infatti decise di lasciare la Libia volontariamente senza essere costretta ad abbandonare il paese sotto la minaccia di morte, cosa che accade poi con l’avvento di Gheddafi. Sempre mia madre ha insegnato alla scuola ebraica di Napoli negli anni cinquanta. Della Comunità di Napoli mi sono occupato poi indirettamente quando ho inviato insegnanti e ufficianti per diversi anni come direttore del Dipartimento Assistenza Culturale dell’Unione delle Comunità ebraiche. Questo periodo di tre anni e mezzo di rabbinato a Napoli è arrivato per me del tutto imprevisto dopo che avevo terminato il mio servizio come docente di Fisica Medica all’Università, e anche questo commiato da Napoli arriva del tutto inaspettato. Nonostante la mia decisione di lasciare Napoli, ho garantito sia ai membri della Comunità che all’Assessore Daniele la mia disponibilità a continuare a tenere dei rapporti stretti nel prossimo futuro. Accettando l’incarico che la Comunità di Napoli mi ha conferito, ho pensato di dare un contributo in due direzioni complementari: da una parte, rivolto verso i membri della Comunità ebraica per dare la speranza che, nonostante l’esiguità degli iscritti, sia ancora possibile vivere una vita ebraica comunitaria continuativa degna di questo nome, rivolta al futuro e verso il mondo ebraico, giovanile e non. Ma questo si dirà è ciò che è chiamato a fare qualsiasi rabbino. La novità è forse costituita dal fatto che, in un tempo relativamente breve, siamo riusciti a creare un rapporto stretto con l’Amministrazione che va al di là dei rapporti formali e istituzionali. Si instaurato un rapporto di amicizia con membri del Consiglio Comunale e in particolare con l’assessore Nino Daniele e il Consigliere Marco Mansueto. Questo è stato possibile in quanto, assieme ad alcuni membri della Comunità, ho ritenuto fosse necessario dare una maggiore visibilità alla presenza ebraica a Napoli, almeno nelle maggiori occasioni che investono la cultura e la tradizione ebraica con manifestazioni che si sono svolte, oltre che in Sinagoga, anche dentro la città, a Piazza dei Martiri o al Maschio Angioino. Queste attività sono state offerte a tutte la cittadinanza e hanno incrementato il dialogo con le altre componenti culturali e religiose presenti a Napoli. Uno dei problemi di cui soffre la Comunità è la mancanza di una segnaletica adeguata per indicare ai turisti il percorso per arrivare alla Sinagoga: l’assessore Daniele ci ha promesso che a breve il Comune provvederà a disporre la segnaletica nelle posizioni che sono state segnalate con apposite fotografie. Si tratta di una segnaletica essenziale in ogni grande città in cui ci sia una comunità ebraica, tanto più necessaria a Napoli, dove la sinagoga si trova dentro un palazzo storico e non direttamente sulla strada. Vorrei ricordare inoltre il progetto per l’istituzione di una giornata della Memoria dell’Espulsione da tutti i territori dell’Italia Meridionale, espulsione avvenuta in diverse date, nel sedicesimo secolo, ma di cui la cittadinanza ha perso la memoria. Di recente ho proposto il progetto alla Regione Campania, come alle altre regioni del Meridione: sono certo che questo aumenterà la consapevolezza di quanto sia stata importante la presenza ebraica in passato e di come potrebbe essere importante stabilire più stretti rapporti culturali, economici e scientifici con Israele, un partner importante e aperto allo sviluppo. In queste occasioni non si può tuttavia non cercare di essere, per quanto possibile, sinceri. Nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito alla concessione della cittadinanza onoraria ad Abu Mazen che ha suscitato non poche polemiche e la mia personale, pubblicata su “Il Mattino”. Proprio qualche giorno fa, il Sindaco De Magistris ci ha ricevuto anche per comunicarci che proprio in questi giorni sarà in Israele, su invito dall’ambasciatore israeliano Gilon. Spero che al suo ritorno da Israele possa avere una posizione più equilibrata e dare un giudizio più corretto su quanto accade in Medio Oriente. Chi vuole contribuire a risolvere i problemi non deve fare dichiarazioni o assumere atteggiamenti che vedano i torti o le ragioni solo da una parte. La storia del conflitto medio orientale è complessa e non si risolvere con una formula matematica o con posizioni unilaterali. Per conoscersi veramente bisogna lavorare insieme e non in maniera occasionale, ma in modo continuativo: è quanto l’assessore Daniele sta facendo cercando di trovare gli spazi giusti per fare meglio conoscere la cultura ebraica nei vari campi: la letteratura, la poesia, la musica, il cinema, le scienze, la filosofia, la tradizione culinaria ecc. Penso che pur con le nostre modeste risorse abbiamo aperto assieme una pagina nuova nei rapporti tra la comunità ebraica e la cittadinanza. In passato membri della Comunità avevano assunto importanti posizioni nell’amministrazione, nella cultura e nella vita accademica. Mi sembra sia mancata però una presenza culturale che rappresentasse quelli che sono i valori della tradizione ebraica: ho notato invece un grande interesse verso l’ebraismo e la sue tradizioni, un’occasione da non trascurare per arricchire la città intera. Caro Nino, accetto molto volentieri questo riconoscimento come stimolo e come promessa per portare avanti assieme un progetto, un programma, una risorsa che – per usare un’espressione che i matematici usano quando parlano delle cifre decimali del Pi greco ancora non calcolate – una risorsa che “dormiva” nel corpo di Napoli. Non posso terminare queste parole senza ricordare quanto è accaduto qualche giorno fa a Bruxelles e proprio nei giorni scorsi a Gerusalemme, che ha visto Papa Francesco in visita non solo ai luoghi sacri e al Mausoleo Yad Vashem che ricorda la Shoà, ma anche al monumento che ricorda le vittime del Terrorismo dell’Intifada palestinese. Mio padre, mio nonno e mio bisnonno sono nati a Gerusalemme e a buon diritto potrei anche dichiararmi “palestinese”. Le vittime non hanno un passaporto, sono tutte eguali e non possono essere catalogate come buoni e cattivi.
Voglio quindi concludere con un canto e una preghiera a me cara. Come ogni preghiera ebraica ha la sua sede naturale a Gerusalemme, fondata dal Re d’Israele Davide oltre 3000 anni fa, città oggi santa per le tre religioni monoteiste, la cui riunificazione viene festeggiata oggi in Israele, e in cui si manifesterà il Messia nei tempi che l’uomo e il Signore vorranno.
Il Canto scritto da Hanna Senesc dice:
Mio Dio, mio Dio, fa che non vengano mai a mancare
la sabbia, il mare, lo sciabordio delle acque,
il lampo del cielo, la preghiera dell’uomo.
Al canto farò seguire la preghiera del grande mistico e hassid Rabbi Nachman di Brazlav Ti sia gradito, Signore Dio nostro e Dio dei nostri padri, Signore della pace, re cui la pace appartiene, di porre la pace nel tuo popolo Israele. E la pace si moltiplichi fino a penetrare in tutti coloro eh vengono al mondo. E non ci siano più né gelosie né rivalità né vittorie né motivi di discordia fra gli uomini. ma ci siano solo amore e pace fra tutti. E ognuno conosca l ‘amore del suo prossimo, in quanto il suo prossimo cerca il suo bene e desidera il suo amore e agogna il suo costante successo, al fine di potersi incontrare con lui e a lui unirsi, Per parlare insieme e dirsi l’un l’altro la verità … in questo mondo. Un mondo che passa come un batter d’occhi, come un’ombra. Non come l’ombra di una palma o di un muro, ma come l’ombra dell’uccello che vola …